lunedì 19 novembre 2012

"MI FACCIA CAUSA", LA LONG VESION

Uno tra i gioielli della comicità anni 80, che si rifà alla vecchia commedia anni 50 dello stesso Steno (che qui rimodernizza un po' "Un Giorno in Pretura", film famoso per aver battezzato il personaggio Nando Mericoni, detto l'Americano, di Alberto Sordi).Ma qui non c'è Alberto Sordi, ma bensì il figlio di un Grande Attore che lavorò a lungo con Sordi, ovvero: Christian De Sica, che in quel periodo aveva avuto il successo con "Sapore di Mare" e  "Vacanze di Natale" (dei Vanzina, figli dello stesso Steno), e qui è lui il vero protagonista (se si guarda il film nella long version, perché se lo si guarda nella versione corta non sembrerebbe) e fa il suo ruolo da mattatore assoluto.
Questo film nella versione corta (quella famosa uscita al cinema e in DVD) risulta spesso scontato, ma nella versione lunga si presenta in tutto il suo splendore, molte scene abbastanza esilaranti in più e battute intere... a parte moltissimi prolungamenti che completano gli episodi (per esempio quello di Gigi Proietti, spettacolare nella versione lunga). La long version di "Mi Faccia Causa" è l'unica che è uscita in VHS (le altre sono soltanto televisive), ma potrebbe essere stata trasmessa anche in televisione parecchi anni fa, dato che nella VHS De Laurentiis il film è presentato in prima e seconda puntata, quindi master utilizzato poi per qualche passaggio televisivo? Beh, chi all'epoca c'era può confermarlo o smentirlo.

Andiamo al film. Tra la versione corta e la versione lunga ci sono moltissime differenze, tra cui:

- L'introduzione (prima della sigla), con Christian De Sica che si sveglia e accoglie gli operai (tra cui l'immancabile Dino Cassio), nella versione lunga dura molto di più rispetto a quella corta.
- Dopo la sigla ci sono vari sketch iniziali tra Christian De Sica e Luca Sportelli che nella versione corta sono accorciati o direttamente tagliati.
- Il primo episodio è quello di Gigi Proietti, mentre nella versione corta l'episodio di Gigi Proietti è montato come quarto.
- L'episodio di Gigi Proietti risulta molto più spassoso e divertente di come lo si vede nella versione corta perché ci sono dei prolungamenti (pochi, ma si sentono effettivamente nel ritmo del film) che conservano molte trovate divertenti.
- Il secondo episodio della versione lunga è quello di Fabrizio Bracconeri, Angelo Maggi e Franco Fabrizi, che invece in quella breve è montato come sesto.
- Nel secondo episodio della long version ci sono diversi prolungamenti non presenti nella versione corta, soprattutto nelle sequenze in aula con un Gigi Reder, accompagnato da degli ottimi Ennio Antonelli e Jimmy Il Fenomeno presenti al processo tra il pubblico.
- C'è un'intera scena tagliata nella versione corta dove Christian De Sica (a casa sua) non riesce a dormire e si lamenta dei vicini che cantano e ballano come se fossero in discoteca, dei buoni 5 minuti tagliati. Dopo questa scena nella long version finisce la cosiddetta "Prima puntata".
- Ricomincia il film con la "Seconda Puntata" e con un'altra introduzione (tagliata di netto nella versione corta) con Christian De Sica che fa colazione e litiga affacciandosi alla finestra. Dopodiché riparte la sigla iniziale del film presente in tutte e due le versioni.
- Il terzo episodio (il primo della seconda puntata) della versione lunga è quello che nella corta era montato il primo di tutti, ovvero quello di Mancuso(maestro di musica pazzo), che nella long presenta diversi prolungamenti, sempre con Christian De Sica protagonista, non presenti nella versione corta.

- Il Quarto episodio della long version è forse l'episodio più divertente di tutto il film, con uno spassoso Giorgio Bracardi che crede di aver composto "O sole mio" e denuncia per plagio un giovane cantante rock che la sta arrangiando.
- L'episodio di Giorgio Bracardi si apprezza tantissimo nella versione lunga, perché risulta molto più completo rispetto alla versione corta, dove alcune parti sono tagliate di netto (come quando Christian De Sica ricorda con un flashback i suoi anni da adolescente, taglio già avvenuto nel secondo episodio dove ricorda di essere stato da giovane un tifoso scalmanato al limite dell'educazione).
- Sempre nell'episodio di Bracardi ci sono alcune inquadrature nella parte finale, dove tutti (compreso il pretore Christian De Sica che invece di tenere a bada la legge si mette a ballare) ballano e cantano "O Sole Mio", tagliate nella versione corta
- Il Quinto episodio della long version è quello con Stefania Sandrelli, che vedendolo rompe un po' il ritmo del film perché più che commedia è un racconto di realismo che in un film come questo non ci sta molto bene, ma la Sandrelli è bravissima, su questo non si discute. In questo episodio ci sono alcuni prolungamenti qua e la non presenti nella corta.
- Poi abbiamo i due mini-sketch (il quinto e il sesto episodio della long version), ovvero quello dello jettatore (che nella long version dura un po' di più) e quello della denuncia alla posta (anche questo un po' più lungo). La regia di questo ultimo episodio è dello stesso Christian De Sica, perché quel giorno Steno aveva un impegno e lasciò a Christian il posto alla regia.
- Ed ecco che arriviamo all'episodio più lungo del film, quello con Enrico Montesano in cui ci sono molti prolungamenti divertenti tagliati nella corta, facendolo apprezzare di più nella long.
- Poi troviamo un bel po' di scene (più di sei scene) con Christian De Sica protagonista:

 Alcuni sono prolungamenti del finale della versione corta (quello dove una luce abbaglia il letto di De Sica ed è quella del vicino che vuole costruire abusivamente) e altre sono scene (tra l'altro molto divertenti) tagliate direttamente nella versione corta, che presentano alcuni sogni che De Sica fa durante la notte (come quello in cui sogna di autodenunciarsi, svegliandosi poi di botto dall'incubo).
- Dopo il finale (presente anche nella versione corta) ecco di nuovo i titoli di coda, già visti alla fine della "Prima Puntata".

Dopo quest'analisi possiamo capire che i tagli più lunghi sono nelle scene fuori dall'aula con Christian De Sica, forse tagliati perché c'entravano poco con la trama ambientata in aula, che risultano essere divertenti facendo diventare  De Sica mattatore indiscusso del film, insieme naturalmente a Gigi Proietti ed Enrico Montesano, che fanno comunque un lavoro magnifico come sempre, facendosi apprezzare soprattutto nella long version.

MARIO COCO


lunedì 5 novembre 2012

"GRANDI MAGAZZINI", LA LONG VERSION


Grandi Magazzini, all'interno dell'ampia e spettacolare cinematografia anni 80 è uno dei gioielli che splende di più. In questo film ci saranno circa più di 30 attori conosciuti, più tutte le comparse all'epoca giovanissime (per esempio Francesca Dellera ed Eva Grimaldi).
Se pensiamo che solo i protagonisti sono: Enrico Montesano, Paolo Villaggio, Gigi Reder, Michele Placido, Heather Parisi, Renato Pozzetto, Christian De Sica, Massimo Ciavarro, Nino Manfredi, Laura Antonelli, Lino Banfi, Massimo Boldi e Ornella Muti.... e poi senza contare tutti i coprotagonisti e i caratteristi, molti dei quali Celentaneschi, come Memmo Dettongo, Enzo De Toma, Pongo e Dino Cassio (che compare solo nella long version)... chi non c'è invece è proprio Adriano Celentano, forse perché già era finito il contratto con Cecchi Gori?
Andiamo al film, esistono due versioni: quella corta per il cinema e per l'home video (VHS e DVD)... e una più lunga trasmessa negli anni 80 da Canale 5, neI primissimi anni 90 sempre sulla Mediaset e nel 2000 su TMC, poi scomparve e venne ritrasmessa a sorpresa nel Giugno 2011 su Iris. Successivamente  è stata riproposta varie volte su Iris.
Tra la versione corta e la versione lunga ci sono enormi differenze, anche parlando di doppiaggio diverso o musica che cambia.

Le scene in più e le differenze tra versione corta e versione lunga sono queste:
- La sigla iniziale dura almeno due minuti in più.
- Ci sono differenze di montaggio nelle scene in cui i clienti entrano ai Grandi Magazzini
- Christian De Sica dopo aver detto "Ben gentile ringrazio" continua parlando della sua fissazione su Arnold Shazzeneggher (come lo pronuncia in romano De Sica).
- La scena dell'alano con Renato Pozzetto, nella versione lunga, è montata prima di quella dell'ascensore.
- Nella scena della confezione del WC (con la storica battuta "L'adopera qui o gliela incarto?"), dopo aver detto "Grazie", Montesano continua a sbattere sul bancone.
- La storica scena della bicicletta con Massimo Boldi e Teo Teocoli ha qualche battuta in più tagliata nella versione corta.
- Nel minisketch del montone rovesciato, molti clienti chiedono, uno dopo l'altro, dei vestiti e il commesso gli mostra sempre una pecora, mentre quando gli chiederanno una pecora lui dice che non ne ha più. Nella versione corta è presente solo la parte iniziale dello sketch.
- Quando Leo Gullotta va a casa di Nino Manfredi per parlargli dello spot pubblicitario, nella versione lunga suona più volte il citofono.
- Nella long version, dopo che l'esattore spezza il dito ad Enrico Montesano, quest'ultimo dice che conosceva un Capuccio ma era tanti anni che non lo vedeva.
- C'è un'intera scena tagliata del tutto nella versione corta, ovvero quella dove Renato Pozzetto consegna il televisore alla vedova (la bravissima Antonella Steni). Una scena di circa 4-5 minuti estremamente surreale e divertente.
- Un'altra scena tagliata completamente nella versione corta è quella dove i clienti salutano Lino Banfi mendicante passando per l'entrata.
- La scena in cui Enrico Montesano va al ristorante con Alessandro Haber e Laura Antonelli varia completamente tra le due versioni: nella versione lunga, quando parcheggia aggiunge anche "Di sti tempi e' 500 vanno a ruba", poi non c'è musica di sottofondo (mentre nella corta c'è e le voci sono coperte dalla colonna sonora) e durante la chiacchierata vi sono parecchie battute in più. C'è inoltre un'intera sequenza, presente solo nella lunga, dove i tre mangiano il loro "Brodén" rumorosamente con una divertentissima battuta di Enrico Montesano: "Ammazza scotta, ma che c'avete e' lingue d'amianto?"
- Prima della scena dei coniugi napoletani che litigano, Renato Pozzetto con, l'ape incastrata tra due macchine, esce dal finestrino e si avvicina poi al citofono.
- Prima di iniziare a girare lo spot pubblicitario, Nino Manfredi si fa truccare allo specchio dalla truccatrice.
- Finito lo spot pubblicitario, quando Nino Manfredi e Leo Gullotta scendono dalle scale mobili tutti i clienti  fanno un grande applauso e abbracciano Manfredi. Potrebbe essere un caloroso omaggio di Castellano e Pipolo nei confronti del Grande attore romano, in questo film una delle sue migliori interpretazioni.
- La scena di Paolo Villaggio robot dura di più nella versione lunga perché quando cade a terra il bambino gli attacca le batterie di Mazinga per farlo ricaricare.
- Dopo la storica scena dove Lino Banfi fa sorridere Michele Placido cantando "Tu ci stavi a Bogotà? E allora che ti inchézzi a fà?", quest'ultimo se ne va sorridendo e Banfi continua a cantare "Heppynesse".
- Nella scena dove Claudio Botosso conosce Ornella Muti, ci sono varie frasi in più tagliate nella versione corta.
- La scena del dialogo tra Renato Pozzetto e Franco Fabrizi sulla barca dura di più nella versione lunga. 
- Dopo aver interrotto per sbaglio la riunione aziendale dei direttori dei Grandi Magazzini, Heather Parisi fa cadere lampade a terra, circa 50 secondi in più rispetto alla corta.
- Dopo la memorabile litigata tra Haber, Bonagura, Montesano e Panelli, questi ultimi due ricevono due volte la porta sbattuta in faccia.
- Scena tagliata del tutto nella corta e presente solo nella versione lunga è la parodia dello spot del Tartufone Motta all'epoca in voga nelle reti Mediaset (Finivest al tempo).
- Altra scena divertentissima purtroppo tagliata del tutto nella versione corta è quella dove Massimo Boldi arresta sua moglie Alessandra Panelli (la figlia del grande Paolo Panelli e di Bice Valori), credendo che abbia rubato un fulard che in realtà gli aveva regalato lui stesso per il loro anniversario. In questa scena compare anche il Grandissimo Caratterista Dino Cassio, purtroppo scomparso da poco e c'è anche un auto-omaggio di Castellano e Pipolo: Infatti Boldi dice "Mia Moglie è una strega.. eh, mia moglie è una ladra, ho sbagliato, ti ricordi il film che abbiamo visto ieri sera?"... Massimo Boldi allude a "Mia Moglie è una strega" film diretto dagli stessi Castellano e Pipolo con Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi.
- Nella versione lunga Laura Antonelli sbatte più volte lo sportello in faccia ad Enrico Montesano.
- Quando Victor Cavallo consegna sorpreso il pacco a Renato Pozzetto c'è una variazione di montaggio tra la versione corta e la versione lunga, così come c'è una variazione di doppiaggio quando Cavallo dice "Me compri 2 etti de' fontina", invece nella long version dice "2 chili d'aranci, m'pacco de sigarette, er giornale e 2 etti de fontina".
- C'è un'intera scena tagliata dove Isabella Biagini (presente solo nella long version) fa la prova di tutti gli oggetti che gli vengono dati. Una scena molto osé che stranamente non viene mai tagliata nei passaggi televisivi in fascia protetta.
- Un'altra scena presente solo nella versione lunga è quella dove Paolo Villaggio e Gigi Reder ritornano in carcere dopo la truffa del robot e progettano un'altra truffa.
- La scena ai carrelli tra Massimo Boldi e Massimo Buscemi dura di più nella versione lunga.
- Per finire, anche la scena dove Lino Banfi e la figlia finiscono la giornata e ballano sotto la pioggia ci sono molte battute tagliate nella versione corta.

Parlando di questa versione è ovvio che viene nostalgia di quegli attori (Manfredi e Panelli purtroppo non sono più tra noi), di quei film ben fatti e di quelle splendide ambientazioni che rendevano tutto magico.
Questo film si vede che è un'operazione commerciale, ma è un capolavoro: Sceneggiatura perfetta, interpretazioni straordinarie di tutti (compresa Heather Parisi che non era un'attrice, ma è comunque straordinaria). Da vedere!
Viene subito in mente la canzone "Cosa resterà di questi anni 80..", e bene, resta il cinema, resta la musica, restano le testimonianze di chi li ha vissuti davvero e restano i ricordi di un'epoca che non c'è più

MARIO COCO